Il nuovo millennio è caratterizzato da una massiccia rivoluzione tecnologica che si sviluppa in seno ad una società mediatica, satura e globalizzata, in cui i giovani si trovano ad affrontare una complessità che necessita di nuove competenze utili a generare e sostenere i cambiamenti necessari: il passaggio da società industriali a digitali comporta una profonda trasformazione delle modalità, dei contenuti e dei ruoli all’interno dei sistemi educativi. È necessario fornire agli individui gli strumenti e le capacità per comprendere sé stessi, la società ed il contesto in cui si è immersi; garantire la democratizzazione dell’educazione attraverso il superamento delle differenze; creare le condizioni culturali e operative per assicurare l’occupabilità dell’individuo lungo tutto l’arco della vita; formare cittadini realmente “consapevoli” e creare una cultura diffusa del valore dell’educazione che favorisca un maggiore riconoscimento dell’importanza del capitale umano. Definire le competenze nel New Millennium Learning significa innanzitutto indagare le caratteristiche dei New Millennium Learners (NML): disegnare i contorni di una generazione che, a partire dagli anni Ottanta, comunica, scambia, conosce e apprende con modalità e oggetti mediati e ipermediati dalle Information and Communication Technology.
Chi sono esattamente i NML? Millennials è il termine che veniva utilizzato, all’inizio del nuovo millennio, per designare le generazioni nate dal 1980 e cresciute in un contesto pervaso dalle tecnologie digitali. Il termine apparve in un saggio su Millennials (Howe, Strauss, 2000), in cui venivano descritte le caratteristiche della prima generazione cresciuta tra i media digitali: interconnessi, immersi costantemente nel flusso di comunicazione immediata peer-to-peer, in grado di processare le informazioni e abituati ad usare gli strumenti digitali di comunicazione, di interazione e di condivisione; multitasking navigatori della rete che mentre guardano la TV, ascoltano musica, intervengono nei social network e, al contempo, fanno i compiti. Questo è il motivo per cui sono stati spesso indicati come la Net Generation (Oblinger & Oblinger, 2005; Tapscott, 1999), la Generazione IM, che sta per Instant-Message Generation (Lenhart, Rainie, e Lewis, 2001), il Gamer Generation (Carstens e Beck, 2005) per il riferimento evidente ai videogiochi, o anche Homo Zappiens (Veen, 2003) per la loro capacità di controllare contemporaneamente diverse fonti di informazioni digitali. I mutevoli modi in cui questa generazione sembrava potesse apprendere, comunicare e divertirsi tramite tecnologie socialmente orientate come blog,wiki, tagging e instant messaging, ha permesso di spiegare come gli adolescenti accedessero al sapere: infatti “mentre le generazioni precedenti sono state introdotte alla conoscenza attraverso la stampa, questa generazione prende un percorso digitale” (VJ Rideout, Vandewater, e Wartella, 2003). Indubbiamente, l’utilizzo pervasivo delle tecnologie ha plasmato il loro modo di comunicare, gestire la conoscenza, prestare attenzione, apprendere ma anche i loro valori personali e sociali. Processi come lo sharing o il tagging sono solo alcuni dei cambiamenti nelle pratiche culturali e stili di vita che non possono non trovare eco in contesti educativi: è necessario prendere in considerazione le eventuali contraddizioni che emergono dal confronto di ciò che viene appreso in ambiti formali e informali.
I sistemi educativi tradizionali sono stati progettati per utenti che hanno, nel frattempo, mutato le loro caratteristiche, i loro bisogni e le loro modalità di apprendimento. I NML accedono alle informazioni utilizzando principalmente fonti digitali preferendo immagini, video e musica rispetto a contenuti testuali, elaborando la conoscenza attraverso processi non lineari. I news learns rappresentano la prima generazione che ha ridotto il tempo di esposizione alla televisione principalmente per l’attenzione dedicata ad altri media digitali, il cui consumo, oltre ad essere generalmente meno controllato da parte degli adulti, mostra queste nuove modalità riferibili all’isolamento fisico, alla costante connessione in rete con la fruizione di cyberspazi per lo scambio sociale connotato da comunicazioni interpersonali immediate e rapidissime, a forme di auto -apprendimento di nuove abilità di scrittura e di produzione dei contenuti digitali. Gli elementi indicati contribuiscono a definire e strutturare, in ambito tecnologico, un ampio digital divide tra docente e discente nonostante furono proprio le scuole a dare un iniziale impulso alla diffusione della cultura digitale in quanto luoghi dotati di elaboratori elettronici. Successivamente, quando la tecnologia si è ampiamente diffusa nella società, quando si è fatta mobile, le competenze ICT degli alunni hanno superato di gran lunga quelle dei docenti. Per accogliere i NML in contesti formativi adeguati sia alle competenze digitali che mostrano, sia alle specificità dei loro percorsi di apprendimento, risulta pertanto imprescindibile potenziare le infrastrutture, al fine di aumentare il numero di dispositivi ICT, ottimizzare risorse e servizi e adeguare l’impianto pedagogico alle caratteristiche e alle potenzialità dei fruitori. (F.Pedró, 2006). La pedagogia nell’era digitale (Midoro e Persico 2013) deve assumere e integrare le nuove pratiche cognitive, comunicative e di gestione del sapere, fornire gli strumenti culturali per utilizzare una conoscenza distribuita, condivisa e disseminata, dalla connotazione fortemente sociale, (Calvani, 2005;Cicognini et al, 2007; Cross, 2006), accogliere e valorizzare inedite strategie decisionali utili a organizzare saperi complessi, implementare le capacità di knowledge management a fronte di forme di enormi quantità di dati il cui il flusso informativo procede in modo imprevedibile, gestire il “disordine digitale”(Weinberger 2010) che, generato dal superamento dei vincoli fisici dello spazio tridimensionale, orienta prima verso una destrutturazione dell’organizzazione della conoscenza per dar vita a un nuovo tipo di ordine, libero dal giogo materiale. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno modificando, inoltre, la natura intrinseca delle competenze introducendo il concetto di competenze contestuali che si esplicitano in forme diverse in ragione dei contenuti di cui si sostanziano e delle sfere sociali in cui vengono movimentate.Si tratta di strutture cognitive complesse, che permettono ai soggetti di orientarsi nella varietà ambientale e di ricostruire in modo contingente piani d’azione (Salvatore 2001). Praticare una pedagogia nell’era digitale significa quindi, nell’ottica delle competenze del 21° secolo, riconoscere le caratteristiche di “contesti”allargati, diversificati e assumerli come un fondamentale riferimento per la progettazione di ambienti di apprendimento innovativi.
Autrice: Raffaella Peroni